Teatro

GIOVANNI FATTORI. La poesia del vero

GIOVANNI FATTORI. La poesia del vero

Giovanni Fattori, protagonista della pittura italiana tra naturalismo e verismo, è stato il più completo interprete del movimento macchiaiolo. La lunga e intensa parabola della sua arte spazia dalle grandi tele militari alle piccole tavolette di paesaggi e figure piene di poesia, immobili costruzioni fissate in un irripetibile attimo di luce e di vita. La produzione spazia dagli acuti e introspettivi ritratti alle epiche e plastiche composizioni sui butteri, fino alle cadenze vagamente espressioniste degli ultimi anni, dove la figura umana, allusivamente isolata in uno spazio senza tempo, sembra rimandare al dramma esistenziale dell'uomo del Novecento. In occasione del centenario della morte dell'artista, la Fondazione Magnani Rocca ripropone l'antologica già presentata presso il museo civico di Livorno. L'esposizione è articolata in venti sezioni, troppe, anche a fronte del gran numero di opere esposte: l'eccessiva frammentazione rende poco lineare il percorso, che inizia con “I primi ritratti”, tra i quali colpisce il carboncino “Le monachine” per la pietas e la malinconia. Fra le “Tematiche agresti” una delle opere più belle e conosciute, “Acquaiole livornesi” (a margine anche un interessante piccolissimo bozzetto con il solo paesaggio senza figure): il formato allungato è quello che gli sarà caro per anni, la luce meridiana ammanta la scena di una sorta di misticismo, il paesaggio è già veramente acquisito. Il dipinto ritrae la sospensione di un attimo: le due donne sono colte in un breve momento di stupore e incantamento, con rara e struggente intensità emotiva. Dopo i primi studi militari e l'epopea risorgimentale, le composizioni militari degli anni Settanta rivelano concitazione e movimento, così rare rispetto alle più conosciute vedette e pattuglie. Lo studio dal vero mostra uno sguardo estremo e sintetico, declinato in molteplici esempi, tra cui una “Natura morta” e il cortile di una casa colonica dominato da una porta rossa. Ricorrono le tematiche agresti a lui care, come anche le erbaiole che esprimono la “poesia dei campi”. Ogni luogo che Fattori attraversa, non solo Castiglioncello, gli lascia nel cuore un'impronta indelebile (vedi i “riflessi d'acqua”, lo “studio degli animali” e dei butteri alla Marsiliana). Meno le scene di vita urbana, in cui sembra che lo sguardo affettuoso e caloroso sia stemperato. Anni difficili segnano la maturità di Fattori. L'amarezza per il sogno risorgimentale non realizzato compiutamente ed irrecuperabile si accompagna alla consapevolezza dell'incomprensione sociale, che lo porta ad una evidente emarginazione: “Disillusioni e isolamento” dominano gli ultimi anni, come nelle malinconiche acqueforti. Alla fine del percorso non si possono tralasciare la collezione permanente e una passeggiata nel parco della villa, due cose che, da sole, giustificano sempre il viaggio fino a Mamiano. Mamiano di Traversetolo (PR), Fondazione Magnani Rocca, fino al 30 novembre 2008, aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 18 (chiuso lunedì), ingresso euro 8,00 (comprensivo delle raccolte permanenti), catalogo Silvana Editoriale, infoline 0521.848327, sito internet www.magnanirocca.it